Al congresso dell'Usigrai
un vincitore e due sconfitti

IL DECIMO CONGRESSO dell’Usigrai, il sindacato dei 1600 giornalisti Rai, ha un vincitore: Carlo Verna, conduttore e inviato della Tgr Campania, primo eletto nella serata di venerdì 13 ottobre a far parte dell’esecutivo insieme ad altri dieci colleghi, che immediatamente dopo lo hanno designato per acclamazione alla segreteria.
Alle spalle di Verna, che ha ottenuto 143 preferenze su 204 votanti, ci sono Umberto Avallone della Tgr di Potenza (97 voti), Daniele Cerrato di Torino (76), Giuseppina Paterniti del Tg3 (75), Gianfranco Botta del Tg3

(73), Maxia Zandonai della Tgr di Milano (72), Ilaria Sotis del Gr (69), Stefano Vidori di Firenze (61), Ida Baldi di Rainews 24 (57), Giuseppe Muraro di Venezia (54), Claudio Valeri del Tg2 (52). La Paterniti, che nei quattro giorni del congresso di


Roberto Natale e Maurizio Blasi

Montesilvano ha conteso a Verna la segreteria, si è subito dimessa ed è subentrato Loris Gai del Tg1, che di voti ne ha raccolti 45.
Un esecutivo equamente diviso, cinque a cinque, tra le sedi regionali e i ‘romani’ di Saxa Rubra; profondamente rinnovato: confermati soltanto Cerrato e Muraro; con una più significativa presenza femminile: quattro le elette, diventate tre dopo le dimissioni della Paterniti, mentre nel precedente esecutivo c’era soltanto Lucia Coppa.
“Il successo di Verna – dice uno dei suoi supporter – è stata largo e convincente e non è vero che a votarlo sono state soltanto le redazioni regionali. Sui 204 votanti poco più di cento venivano dalle sedi distaccate e poco meno di cento da Saxa Rubra; dal momento che una quindicina dei ‘regionali’ non ha votato Verna, circa sessanta romani gli hanno dato il voto”.
E veniamo al candidato perdente, Giuseppina Paterniti, siciliana di Capo d’Orlando, cinquanta anni compiuti da pochi giorni, da dodici professionista.
“La Paterniti non ha compattato il voto di Saxa Rubra, - è l’analisi di un ex componente del direttivo Usigrai - non ha sfondato nelle sedi regionali e non è riuscita neanche a calamitare il voto delle donne, perché, forse malconsigliata,


Silvio Berlusconi e Salvatore Biazzo

ha puntato su un femminismo un po’ datato, un femminismo anni settanta. Quando lei, con il suo gruppo, ha constatato che Verna era in testa, invece di far pesare i suoi voti per ottenere un accordo forte con l’altra parte, ha deciso di avanzare proposte inaccettabili. Si è parlato di una diarchia; di una staffetta; di una delega ai rapporti con la politica che voleva dire, in

un’azienda tutta politica come la Rai, avere un segretario dimezzato; di una vice segreteria, non prevista dallo statuto. Infine la Paternità ha dimostrato la sua debolezza di dirigente sindacale dimettendosi subito dopo l’elezione nell’esecutivo”.
La mozione per una sorta di guida a due della segreteria è stata presentata da Alessandra Mancuso della sede di Milano ed è stata interpretata come un clamoroso autogol perché ammetteva la sconfitta. E di autogol scrive anche il delegato napoletano Salvatore Biazzo (completavano la spedizione partenopea i cdr Pasquale Piscitelli, Massimo Ravel e Nando Spasiano e i delegati Gianfranco Coppola e Carlo Verna) in una mail indirizzata alla redazione di via Marconi per dare notizie sulla ormai certa vittoria di Verna.
Tra gli sconfitti c’è chi annovera il segretario uscente Roberto Natale. “Dopo dieci anni al vertice dell’Usigrai – osserva un consigliere della Federazione della stampa - non si arriva a un congresso con due candidati che non vengono da gruppi contrapposti, ma fanno riferimento alla stessa area sindacale e hanno programmi simili. L’erede naturale di Natale era Maurizio Blasi, che avrebbe stravinto, ma che per motivi personali si è tirato da parte.

C’era tutto il tempo per costruire un segretario forte; sono invece scesi nell’arena due candidati deboli che hanno spaccato il congresso. Ma forse un segretario bisognoso di sostegno non dispiace del tutto a chi sta per lasciare”.
E certamente Natale sarà vicino a Verna perché come componente della giunta della Fnsi dovrebbe


Alessandra Mancuso e Giuseppe Muraro

avere la delega per le questioni dell’Usigrai, un incarico utile per ridurre la distanza che storicamente separa la Fnsi dal sindacato dei giornalisti Rai.
Sulla scelta di non candidarsi Blasi dichiara a Iustitia: “Dopo diciotto anni di intensa militanza Usigrai, accanto a Roberto Natale, mi pareva giusto uscire da compiti esecutivi. Da componente della commissione di garanzia (con 120 preferenze è stato il primo eletto, ndr) lavorerò innanzitutto al cambio dello statuto per garantire l’iscrizione a pieno titolo all’Usigrai degli oltre 350 giornalisti precari della Rai. L’obiettivo è arrivare entro diciotto mesi alla convocazione di un congresso straordinario per la modifica dello statuto”.
Per quanto riguarda la doppia candidatura c'è chi fa notare che, “con due aspiranti alla segreteria, in una campagna elettorale durata mesi, nessuno dei contendenti ha fatto un passo indietro; non c’era altra scelta che far decidere al congresso, che si è pronunciato con una maggioranza netta”.
Una maggioranza netta che non tranquillizza tutti sulla tenuta del nuovo segretario in una fase nella quale l’Usigrai non ha più di fronte un governo ostile, ma ha comunque davanti anni di scelte impegnative.
“Nel 1969 Laurence Peter – commenta un giornalista napoletano che conosce da molti anni il neo segretario – formulò un principio, noto come


Gianfranco Coppola e Pasquale Piscitelli

legge di Peter: in un’organizzazione “meritocratica” ognuno viene promosso fino al suo livello di incompetenza. Cioè se una persona sa fare bene una certa cosa la si sposta a farne un’altra. Il processo continua fino a quando ognuno arriva al livello di ciò che non sa fare. Carlo è stato un buon radiocronista, un discreto conduttore, un attento ‘avvocato’

dei colleghi nel collegio che si occupa delle controversie con l’azienda. Ora l’hanno eletto segretario. Se ripenso agli ultimi cinque anni durante i quali Roberto Natale ha duellato con frequenza quotidiana con Silvio Berlusconi e i suoi uomini mi vengono i brividi. Ma forse mi sbaglio; a volte è il ruolo che fa la persona. Del resto per il cattolico Verna, dal fare a volte un po’ pretesco, mi viene in mente che in più di una occasione dal conclave è uscito un papa considerato minore, rivelatosi poi un grande papa. Absit iniuria verbis, ma penso ad esempio a papa Giovanni XXIII”.